Ansia è una parola inflazionata, entrata da diversi anni nel linguaggio comune, spesso usata in modo improprio. Il problema è che l’ansia è sia una reazione normale a un evento angosciante che un disturbo psichico che, in quanto tale richiede un intervento specialistico. Esiste infatti un’ansia fisiologica e una patologica: la prima è preziosa perché protegge l’individuo, la seconda è causa di insicurezza e di sofferenza.

L’ansia fisiologica produce quell’inquietudine sottile che crea un movimento interiore, è stimolante e induce a interrogarsi circa il significato profondo della vita. Il disturbo d’ansia patologico è invece la risposta a un disagio interiore che a sua volta genera malessere e vulnerabilità emotiva. Esso si manifesta prevalentemente attraverso un senso di paura, di parziale chiusura nei confronti del prossimo, amici, colleghi, spesso anche familiari. Prevale la mancanza di stimoli verso l’esterno e si nota una scarsa capacità di applicazione e concentrazione.

All’interno di questo quadro sconfortante il soggetto sviluppa una bassa autostima e di conseguenza una forte tendenza a chiudersi in se stesso. Possiamo definire l’attacco d’ansia come una complessa reazione psicobiologia in cui vari sistemi sono coinvolti:
- Il sistema fisiologico (sudorazione, aumento pulsazioni cardiache, tensione muscolare, vertigini, insonnia (che si può presentare sia come interruzione del sonno in piena notte, risveglio precoce, che come difficoltà ad addormentarsi).
- Il sistema cognitivo (pensieri “automatici” sulla situazione che si vive, per esempio: “Tutti penseranno che sono solo un povero sciocco”, “Rideranno di me sicuramente e nessuno mi inviterà più a una festa”).
- Il sistema emotivo (riguarda il sentimento che si prova: “Ciò che mi accade è terribile!”)
- Il sistema comportamentale (la parola e altre forme di verbalizzazione sono inibite, la gestualità appare goffa e impacciata; il comportamento è schivo ed evitante).
Nella pratica clinica emerge che l’ansia (sia acuta che generalizzata) incide in modo significativo sul benessere psichico del soggetto. Essa si può presentare in forma acuta, come attacco di panico, che letteralmente terrorizza l’individuo, fino a ridurlo ad uno stato di impotenza totale, oppure subdola, come ansia generalizzata. In qualunque modo si presenti lo sfogo naturale dell’ansia è il sintomo, veicolo attraverso cui trova l’espressione migliore richiamando così l’attenzione del soggetto.

Due gli aspetti da sottolineare che spesso vengono considerati ovvi, ma che invece non lo sono:
1) L’ansia è generata dal soggetto stesso che l’avverte e che invece ha spesso l’impressione che sia un attacco esterno di cui è solo vittima.
2) L’ansia richiama l’attenzione del soggetto che la sperimenta e per questo necessita “un ascolto attivo” e non va solo “sedata”.

Riassumendo molto importante in questo contesto è quindi il saper riconoscere il nucleo ansioso o nucleo psicopatologico. Esso si caratterizza nella tensione psichica (una serie di sentimenti di apprensione ingiustificata per eventi o semplici problemi quotidiani da affrontare) e anche in una tensione fisica (stato permanente di irrequietezza, mal di testa frequente, tremori, rigidità muscolare) e in una spiccata iperattività neurovegetativa (capogiri, sudorazione, tachicardia, bocca secca, dolori gastrici). L’ansia diventa patologica quando l’individuo non riesce a gestire gli eventi ordinari o particolari della sua vita. Il livello di soglia (soglia del patologico) è personale e cambia anche da fase a fase della vita dello stesso individuo. In genere l’ansia rimane “sottosoglia”, ma se oltrepassa tale limite e non viene gestita, può, nella peggiore delle ipotesi, anche causare una vera e propria compromissione della qualità di vita del soggetto, fino a casi estremi dell’insorgenza di disagi psichici cronici che risultano invalidanti per lui e per i suoi cari con cui vive.

Il sintomo-ansia è quindi da interpretare come il campanello d’allarme che avvisa l’individuo che è necessario rivisitare la propria storia con occhi diversi, occhi che permettano di capire cos’è che stride nella sua vita. Forse manca la consapevolezza dell’importanza di esprimere apertamente (a sé e agli altri) il proprio stato d’animo, le esigenze nascoste o desideri soffocati, il proprio disappunto per un’ingiustizia subita o magari la rabbia per non essere stati capaci di “portare a galla” ciò che si pensava fosse importante esternare. L’ansia in questo senso ha una valenza positiva per il soggetto, offre una seria opportunità di affermazione di sé attraverso la presa di coscienza di ciò che egli sente, prova e che quindi è sano esprimere.