Amore 2.0 Le relazioni affettive fra i giovani del terzo millennio

Edizioni Universitarie Romane, Roma, settembre 2021

Il saggio descrive il rapporto d’amore declinato nelle varie, spesso contrastanti forme e manifestazioni affettive che, essenzialmente, sono espressioni vive di questo periodo storico, sociale e (in ultima analisi anche) culturale. I giovani vivono attualmente un tempo di transizione fra i valori e gli ideali di ieri che attualmente hanno perso per molti di loro, almeno in parte, attrazione e tutto ciò che di significativo sicuramente avverrà, ma che ancora oggi tarda a farsi presente, non essendo quindi capace di sostituire il vuoto esistenziale creatosi.

L’opera descrive e analizza questo sentimento prendendo in esame la fascia di età che all’incirca parte dai 17 fino ai 30 anni e ben oltre in molti casi.

Da che cosa nasce il proposito di scrivere questo libro? Dall’incontro di tanti giovani soprattutto negli ultimi 5 anni di lavoro. Giovani intelligenti, sensibili, pieni di risorse e di potenzialità creative, ma “smarriti”. Tale smarrimento non riguarda la sfera prettamente scolastica o professionale, ma piuttosto affettiva. Esso nasce dalla mancata (direi inconsapevolmente evitata, rimossa, oppure negata) elaborazione di un’inquietudine che a volte supera la soglia di una normale sopportazione e si trasforma in sintomo (mal di testa, crampi allo stomaco, attacchi di panico, insonnia, disturbi alimentari etc.). Come ho più volte scritto in altri saggi il sintomo non esprime solo una valenza negativa (la sofferenza fisica ed emotiva), ma al contrario offre sempre e comunque la possibilità di analizzare i propri vissuti; in tal modo i soggetti interessati si possono rendere consapevoli dei fattori principali che hanno generato il sintomo stesso. Per uscire da questo impasse disfunzionale è necessario riflettere attentamente sulla propria vita, evitando di temere il sintomo a causa della sofferenza che comunque esso procura, nel tentativo fallimentare di cercare in ogni modo di sedarlo. E’ essenziale invece entrarci in dialogo.
Dopo un primo contatto con questi giovani, almeno superficialmente, non si notano tratti di squilibrio psichico né tantomeno segnali preoccupanti; essi vivono interagendo con gli altri con apparente disinvoltura. Sembrano rassicurati dal fatto che le loro esperienze sono fondamentalmente simili a quelle della maggior parte dei loro coetanei; essi spesso, senza alcuna consapevolezza, sono alla ricerca di un’identità all’interno del gruppo dei loro pari; gruppo che si definisce in base a scelte di vita e comportamenti comuni, di cui a noi, in questa sede, serve rilevarne uno: l’approccio sessuale al primo o secondo appuntamento, l’appiattimento della relazione circoscritta a una routine banale: sesso, mancanza apparente di coinvolgimento emotivo, diffidenza nell’assumersi ogni impegno. Il desiderio di amore è quindi inibito fin dall’inizio e ciò comporta un ripiegamento su se stessi; i nostri giovani sono tristi perché non si aspettano niente dall’amore:

“…la perdita di ideali e la tristezza hanno portato la nostra società ad abbandonare un tipo di educazione fondata sul desiderio. L’educazione dei nostri figli non è più un invito a desiderare il mondo: si educa in funzione di una minaccia, si insegna a temere il mondo, a uscire indenni dai pericoli incombenti.” (L’epoca delle passioni tristi, M.Benasayag, G.Schmit).

Ciò si allinea ad un pensiero che tende a diventare sempre più “unico” in seno alla nostra società separante e divorziante come A. Giddens la definisce:

“L’amore convergente è amore attivo, contingente e quindi non fa rima con i “per sempre” e gli “unico e solo” tipici del paradigma dell’amore romantico. La società separante e divorziante di oggi diventa la conseguenza piuttosto che la causa della nascita dell’amore convergente. Quanto più questo si consolida come una possibilità reale, tanto meno importante diventa la ricerca della persona speciale e più conta la “relazione speciale…L’amore convergente presuppone la parità nei conti del dare e dell’avere affettivo…e considera il raggiungimento del piacere sessuale reciproco un elemento chiave per la continuità o interruzione di una relazione”. A.Giddens, La trasformazione dell’intimità.

In quest’ottica i due giovani vivono una relazione d’amore senza né vincoli né prospettive future, sia lui che lei si vedono quando entrambi lo desiderano, senza pretendere niente di più di ciò che la relazione (come essi l’hanno voluta impostare) può offrire nell’hic et nunc appunto dell’oggi. Essi sono disincantati, non si aspettano niente. Si accontentano di vivere quel momento, evitando qualsiasi progetto di amore e soprattutto guardandosi bene dal dichiarare (a se stessi prima che all’altro) di desiderare di scegliere quella persona; tale scelta presupporrebbe infatti la rinuncia di altro. Osserva Bauman in “Amore liquido”:

“…amore come vincolo che dura – finché morte non ci separi – è decisamente fuori moda…Ma la caduta in disuso di tale emozione ha finito inevitabilmente con l’abbassare il livello di difficoltà delle prove che un’esperienza deve superare per fregiarsi del titolo di amore…l’orizzonte delle esperienze cui si attribuisce la parola amore si è espanso a dismisura….il prossimo amore sarà un’esperienza ancor più entusiasmante di quella attualmente vissuta, ma sempre meno di quella che verrà ancora dopo. Ma si tratta di un’altra pia illusione…Il genere di capacità che si acquisisce è quella di finire subito e cominciare daccapo, di cui, secondo S.Kierkegaard, il Don Giovanni di Mozart era il massimo archetipo”.

Ma allora qual è il problema da affrontare? Qualcosa stride dentro di loro contrastando con ciò che sembra all’apparenza. Infatti è proprio da questa contraddizione che spunta e prende forza il sintomo, paladino maltrattato ed abusato di un malessere che richiederebbe invece un’elaborazione seria e attenta della propria vita.

LA SVOLTA CRUCIALE si realizza nell’ASCOLTO PROFONDO DI SE’, DANDO PIENA FIDUCIA A CIO’CHE SI SENTE E SI PROVA, SUPERANDO (DOPO AVERLO ACCOLTO) IL DISAGIO CHE IL SINTOMO ESPRIME, ANDANDO OLTRE AD ESSO:
CHE COSA ESSO CERCA DI COMUNICARE?

Tale elaborazione può nascere solo da un ascolto paziente e benevolo di sé. Paziente perché la parte regressiva è pronta ad attivare le resistenze tese invece a rimuovere, sedare o scotomizzare il dolore; benevolo perché esente da sensi di colpa, stereotipie di ogni tipo, banalizzazioni.

L’ascolto di sé non ricerca facili risposte ma volteggia, non raramente anche molto a lungo, intorno ad un punto di domanda:

“Che senso ha per me ciò che sto vivendo?”

Vorrei aggiungere che questi rapporti definiti dai giovani stessi “relazioni - trombamico” sono frutto della nostra società che tende all’ esaltazione dell’individuo narcisista e super-egoico, al quale tutto deve sempre e comunque ruotare attorno. Se, come scrive con rammarico e disappunto Bauman, l’amore è un concetto ormai obsoleto, ciò chiama in causa anche una responsabilità di noi adulti, genitori, insegnanti. Padri e madri sono a volte parzialmente incapaci di trasmettere ai figli il valore dell’amore inserito in una progettualità per tutta la vita, basato sulla gratuità e non sulla convenienza, cioè come puro dono di sé all’altro.

Ma che cosa in pratica limita la crescita di un amore maturo?

- L’individualismo che si materializza nel sentirsi al centro della propria vita, nell’arrogarsi il diritto di cercare comunque di essere felici anche a costo di calpestare i sentimenti altrui.
- L’ossessione per il corpo esibito come biglietto da visita, apprezzato e considerato solo a livello narcisistico, in quanto fonte di seduzione, potere o potenza sull’altro (vedi l’agonismo portato all’esasperazione).
- Esaltazione esasperata delle emozioni la cui icona corrisponde alle farfalle nello stomaco e il relativo mantra diventa: “cogli l’attimo fuggente”.
- Incapacità di trovare un denominatore comune fra il bisogno di autonomia e di simbiosi che inevitabilmente conduce ad una logica dell’esclusione (aut aut) piuttosto che ad una logica tendente ad integrare le varie parti di sé.
Attualmente il primo approccio che si sperimenta nella relazione è il sesso e ciò comporta spesso (contrariamente a quanto si possa pensare) disagio, imbarazzo…”si fa perché così è per tutti”…come fosse un copione già scritto, solo da recitare, anche se in fondo non se ne ha neppure il desiderio (lui per dimostrare a se stesso di esserne capace, lei per emulazione del maschio). Ma che cosa avviene in realtà in molti casi? Il corpo di lei non è sempre disposto ad accogliere quello di lui che, in quanto estraneo, incute timore, soggezione. Non sono rari i casi di impotenza di lui o di insoddisfazione sessuale di lei. Riflettere su ciò, senza cercare risposte facili, è forse l’inizio di una nuova storia.

Questo è anche l’inizio e la fine del saggio.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Domenica 14 novembre 2021 ore 15:00.: Villa Pecori Giraldi - Borgo San Lorenzo.
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