Questo mio romanzo è stato pubblicato nel 2015 e presentato sia a Firenze, Sala marmi del Parterre, che a Palazzo Pretorio a Barberino del Mugello.

 

Guarda i video della presentazione del libro di domenica 20 Novembre 2022 a Borgo San Lorenzo, presso Villa Pecori Giraldi, durante la manifestazione INGORGO LETTERARIO.


Questo mio romanzo è stato pubblicato nel 2015 e presentato sia a Firenze, Sala marmi del Parterre, che a Palazzo Pretorio a Barberino del Mugello. Verrà riproposto all’ingorgo letterario di Borgo San Lorenzo il prossimo 20 novembre perché trovo che sia un tema estremamente attuale in questo contesto socio culturale. L’argomento, a prescindere dalle varie disquisizioni politiche, riveste un particolare interesse legato soprattutto al basso tasso di natalità in Italia (e in genere nella maggior parte dei paesi occidentali) e alla scelta di molte coppie di non avere figli o di averne in età avanzata.

Il libro nasce dal desiderio di dar voce alla sofferenza delle donne conosciute nel corso degli anni grazie alla mia attività professionale. Donne di fronte alla scelta di portare avanti o interrompere la gravidanza. Questo è il tema principale su cui si snoda il romanzo. Sullo sfondo un rapporto affettivo con un compagno, Matteo, con cui ella vive un’affettività precaria. Sara, la protagonista femminile è in preda all’incertezza, vivendo un conflitto interiore doloroso fra le varie parti di sé. Ella parte da un “no” deciso davanti alla possibilità di accogliere il figlio e esprimendo rifiuto, contraddizioni, dubbi, paure di ogni tipo che infine la porteranno verso una consapevolezza matura. La donna lentamente si trova a lottare fra il suo rifiuto e la voce dell’embrione con cui, senza quasi accorgersene, entra in contatto. In questo dialogo serrato l’embrione proclama a gran voce il suo diritto a esserci, ad essere considerato persona e non un “grumo di cellule” e questo sin dall’inizio, cioè dallo stesso desiderio di concepimento.

“Essere incinta” è considerato all’inizio il problema di Sara. In quanto giovane donna trentenne in carriera universitaria ha dedicato le sue energie allo studio e al lavoro e tuttora è in procinto di partecipare, come relatrice, ad un impegnativo congresso in Cina. Come può la donna conciliare ciò con l’arrivo di un bambino? Come è possibile che ciò si compia in un momento così  determinante per la sua professione? Secondo un pensiero lineare di causa (gravidanza)/ effetto (problema, quindi aborto come via di uscita dal problema) la giovane cerca la soluzione più immediata che, dal suo punto di vista, è la meno dolorosa, mentre il romanzo segue un’altra logica sviluppandosi in una graduale e progressiva presa di coscienza che permetterà alla donna di uscire dall’ottica del “problem solving” per abbracciare la prospettiva dell’apertura alla vita non solo nell’accoglienza del figlio, ma anche in una più profonda elaborazione del concetto di amore: da “avere”, “possedere”, “essere soddisfatti e gratificati” a “dono di sé gratuito”. Sara, partita dal rifiuto di far posto al figlio perché ciò avrebbe comportato togliere spazio a se stessa giunge, attraverso una sofferta elaborazione delle sue dinamiche interiori, ad una crescita profonda che le permetterà finalmente di accedere all’amore: amore come dono di sé verso la creatura in grembo e per il suo compagno; amore che va oltre un pensiero prevalentemente razionale e si spinge verso l’ignoto.

Sullo sfondo la sua storia con il compagno Matteo, anch’egli giovane intellettuale in carriera. Essi vivono una relazione libera da legami vincolanti, limitandosi alla ricerca di un benessere a due, “stare bene insieme”, senza chiedersi domande scomode: Quanto durerà? Che senso ha il nostro amore? In quale progettualità desideriamo vivere il nostro rapporto?

I due non hanno ancora creato un noi di coppia solido, ma continuano a iper-nutrire, separatamente, il proprio Io, alimentando ambizione, desiderio di successo, tutti propositi sani ma, se troppo predominanti, rischiano di togliere tempo e spazio alla possibile evoluzione del rapporto. Essi si limitano quindi a condividere momenti piacevoli.

 Il romanzo penetra nelle pieghe del loro rapporto vulnerabile proprio quando essi, a causa di questo “incidente” sono ostacolati nei loro progetti e sono costretti a riflettere su che cosa fare. Un amore liquido, come lo definirebbe Bauman, per Giddens una relazione a tempo che sussiste finché esiste un beneficio, finché ognuno riceve qualcosa dall’altro.

 “Lei/lui mi fa star bene”…questo spesso diventa il mantra proclamato a gran voce da tante giovani coppie e spesso nemmeno più tanto giovani. Cosa accade quando questo incantesimo si spezza? Si getta via, come un elettrodomestico, un’auto con tre anni di età o ci si interroga sul senso del proprio agire?  E’ la relazione di molte coppie che vivono la loro storia “con la valigia pronta” per fuggire, seguendo un ingenuo calcolo del rischio zero. Ma la vita, come spesso accade, sorprende e viene a scalzarci dalla confort zone in cui ci si è adagiati.

La gravidanza di Sara pone una questione fondamentale: il rispetto della creatura che sta crescendo nel suo grembo da quando merita rispetto? Qual è la verità. Se non si ricerca la verità si rischia di anteporre un concetto di libertà e di onnipotenza nei confronti del limite umano.

 L’uomo è fautore, protagonista assoluto della sua vita o è creatura?

Dostoevskij scrive che se Dio non c’è tutto è possibile; quindi non esiste la verità ma la libertà, il libero arbitrio che porta alla ragione, al calcolo, alla convenienza.