La disciplina dello Yoga è estremamente antica; nasce infatti in India circa 5000 anni fa e le fonti originarie di questa pratica si riscontrano nella antica filosofia vedica che rappresenta un pilastro di millenarie tradizioni fra le quali l’induismo, il buddismo, il tantra.

L’etimologia della parola yoga deriva dal nome sanscrito yuj, la cui traduzione è “unire”, “unione”. Questa disciplina infatti rappresenta essenzialmente il legame fra gli opposti, al fine di raggiungere un profondo equilibrio psicofisico. Lo yoga è da considerarsi quindi fonte di riconciliazione e unione armonica fra mente e corpo. Lo Yoga rappresenta una valida integrazione in vari tipi di percorso di psicoterapia in quanto strumento idoneo ad aiutare il paziente a rientrare in contatto con il proprio mondo emotivo, dal quale egli può avere perso, per vari motivi o accadimenti, pieno contatto intimo. Tale approccio parte da un punto di vista olistico dell’essere umano secondo cui tutte le parti che lo compongono (emotive, corporee e cognitive) si integrano e si intrecciano in una condizione di equilibrio che predispone al contatto intimo con se stesso, con l’altro, e infine con l’ambiente. La pratica dello yoga si focalizza essenzialmente sull’ascolto del proprio corpo, sui pensieri e sulle emozioni che tale ascolto è capace di evocare. Indicatori significativi per essere ben consapevoli della realizzazione di tale obiettivo sono l’osservazione della postura, il radicamento, il contatto visivo, la voce, i movimenti e la respirazione. Soprattutto la postura è indicativa del grado di integrazione psicosomatica del soggetto; lavorando costantemente su di essa infatti si entra direttamente in contatto con il mondo emotivo e con gli eventuali blocchi psichici della persona che in genere corrispondono ad altrettanti blocchi motori.

Il radicamento è molto indicativo poiché parte dalla percezione dei nostri piedi di essere ben appoggiati a terra toccando il suolo, promuovendo (o meno nel caso in cui non ne siamo capaci), attraverso il contatto, un senso di sicurezza interiore rispetto al nostro vissuto in quel preciso momento.

Il contatto visivo invece permette agli occhi di comunicare lo stato emotivo del soggetto e di accogliere il relativo feedback di colui che è di fronte (sfuggente, penetrante, accogliente).
Anche attraverso la voce si possono esprimere aspetti emotivi del soggetto, attraverso il timbro, il tono, la velocità.
Per quanto riguarda i movimenti si può utilmente osservare come il soggetto si muove nello spazio, se è goffo, sicuro, trattenuto, rigido.
Infine la respirazione è uno degli strumenti terapeutici più significativi; una respirazione corta e superficiale non permette una buona ossigenazione dei tessuti, provocando un’attenuazione della vivacità delle sensazioni, mentre una respirazione prevalentemente toracica provoca una contrazione del diaframma non consentendo quindi una respirazione addominale.

Lo yoga si può declinare in vari tipi di tecniche di meditazione ed esercizi fisici e specifici sulla respirazione, come per esempio lo “Hatha Yoga”, la forma più praticata nel mondo occidentale. Soffermiamoci brevemente sull’etimologia della parola Hatha che svela il senso profondo di questa disciplina. “Ha” significa sole ed è riferito all’energia maschile, che sfocia nel canale energetico destro del nostro corpo e che viene anche chiamata Pingala; mentre “tha” significa luna ed è riferito all’energia femminile, in particolare a quell’energia che sfocia nel canale energetico sinistro del corpo e viene chiamata Ida. La parola hatha quindi rappresenta le due polarità, le energie opposte che vengono riunite per funzionare in armonia. Per questo motivo lo Hatha Yoga è chiamato anche “lo yoga del sole e della luna” (rispettivamente Yang, bianco e Yin, nero). La pratica dello Hatha Yoga ci insegna che il corpo, la mente e lo spirito rappresentano una cosa sola, unica e indivisibile. ( Platone secoli dopo, più volte, aveva sottolineato questo concetto: “Non muovere mai l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché difendendosi l’uno con l’altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute”).
Da quanto sostenuto si può ben intuire la grande importanza che, nella pratica dello yoga, è assunta dal rilassamento e dalla meditazione, stati che si realizzano essenzialmente grazie all’abbinamento di movimenti dolci e semplici tecniche di respirazione. Praticata con costanza questa disciplina produce effetti positivi sull’equilibrio psichico, riducendo lo stress psicofisico e riuscendo considerevolmente a mitigare lo stato ansioso del soggetto.

Le peculiarità dello Hatha Yoga si possono sintetizzare nelle seguenti caratteristiche:
- Asana o posizioni del corpo. Esse si eseguono in coordinazione con gli esercizi di respirazione producendo una significativa eliminazione delle tossine. Attraverso l’allungamento e la tonificazione muscolare si stimola la circolazione sanguigna; il bilanciamento dei chakra (cerchi di energia circolante) favorisce l’energia in tutto il corpo stabilendo un equilibrio perfetto corpo – mente.
Le asana si suddividono essenzialmente in due fasi: la prima fase di approccio (concentrazione sul respiro e sulla posizione assunta, seguita dal movimento e dal rilassamento); la seconda fase di arrivo (azione di correzione sui tendini e sulla muscolatura in generale oltre che sulla stimolazione degli organi interni). Le asana principali si distinguono in sedute, prone, capovolte, supine, in piedi, sequenze e torsioni. In generale le posizioni sedute sono di supporto ad un lavoro di psicoterapia poiché favoriscono un atteggiamento introspettivo di ascolto del corpo e di tutta la sfera emotiva, influenzando benevolmente il controllo degli stati di ansia generalizzata, agendo positivamente anche sull’insonnia.
- Rilassamento. Le tecniche e gli esercizi di rilassamento hanno lo scopo di attingere alla propria energia psicofisica e di essere pienamente consapevoli delle proprie risorse fisiche e interiori.
- Meditazione. Si tratta di una tecnica volta ad assumere un atteggiamento introspettivo che punta alla liberazione della mente da qualsiasi tipo di pensiero “disturbante”. Esistono due tipi di meditazione: riflessiva (concentrazione mentale su un oggetto) e recettiva; con la prima l’oggetto della pratica è uno solo e può essere rappresentato da qualsiasi cosa; con la seconda non vi è alcun oggetto definito da considerare in quanto si tende a realizzare una liberazione della mente da qualsiasi tipo di pensiero e dalla schiavitù degli oggetti che maggiormente desideriamo. Ciò si concretizza pienamente nel Pranayama.

- Il Pranayama. E’ il quarto stadio dello yoga. E’ una tecnica attraverso la quale si realizza il controllo ritmico del respiro attraverso 4 fasi: inspirazione (puraka),pausa respiratoria (antara kumbhaka), la terza fase è quella dell’ espirazione (rechaka), a cui segue l’ultima fase di pausa respiratoria (bahya kumbhaka).

- Nel dizionario di psicologia di Umberto Galimberti: “C. G. Jung interpreta lo Yoga come una disciplina psicologica o un “metodo di igiene psichica” in cui l’emozione fisica (innervazione) si collega con quella spirituale (idea universale). Ne deriva una vivente interezza per cui…lo Yoga è l’adeguata espressione e il metodo pienamente adatto a fondere insieme corpo e spirito fino a farne un’unità difficilmente contestabile, e creando una disposizione psicologica che permette intuizioni trascendenti la coscienza (1936). In Occidente sono derivate dallo Yoga diverse tecniche di rilassamento tra cui la più nota ed efficace è il Training autogeno.