Nel corso degli ultimi dieci anni ho incontrato molti genitori in ansia perché i loro figli adolescenti trascorrevano troppo tempo davanti al computer; si sentono impotenti, temono che il figlio ne risenta fisicamente e psicologicamente, che si isoli dal mondo reale, trascuri la scuola, gli interessi, la relazione in famiglia.

Bisogna non fermarsi a questa considerazione, ma piuttosto riflettere che tale timore, del tutto comprensibile, è il frutto di un disagio del figlio, non nasce solo da un suo desiderio o da una sua curiosità intellettuale o di relazione con altri suoi pari, ma è soprattutto espressione di un malessere, di un vuoto che si è creato nella vita dell'adolescente. Come la droga per il tossico dipendente, il cibo per il soggetto bulimico, il vino per la persona alcolizzata, internet, per chi ne dipende, può rappresentare lo strumento per cercare di sedare la propria inquietudine e sofferenza.
Ma quale è il limite oltre il quale navigare su internet implica una dipendenza e non resta solo un interesse stimolante?
Internet offre molte opportunità di stabilire nuovi contatti e soddisfa molteplici esigenze:
- Gratifica il bisogno di leggerezza e di gioco del giovane.
- Favorisce l'aggregazione ad un gruppo o a vari eventi sociali e culturali.
- Facilita una ricerca informativa ed eventualmente anche di formazione.
- Stimola la comunicazione attraverso messaggi e chat.

Si può quindi dedurre che internet è uno strumento che funge da facilitatore della comunicazione fra giovani e non solo giovani; per questo è opportuno non demonizzarlo e nemmeno assumere aprioristicamente un atteggiamento critico o di rifiuto.
Il problema sussiste solo se internet si sostituisce al mondo reale del soggetto .
Internet occupa diversi spazi: social network, siti per adulti, giochi di ruolo, videogames, giochi d'azzardo, etc..
Analizzerò brevemente il rapporto dei giovani con i social network.

I social network facilitano la partecipazione ad un gruppo, stimolando il senso di appartenenza dell'adolescente ad esso, creando la possibilità di un incontro virtuale per condividere interessi, fare nuove amicizie fra coetanei senza doversi esporre fisicamente e emotivamente, in modo diretto. Questo strumento soddisfa in parte anche il bisogno di conferme affettive, la fame di carezze tipica dell'adolescente: egli non le chiede, le rifiuta soprattutto dai genitori, ma continua ad averne un disperato bisogno.


Un tempo il giovane per prendere le distanze emotive dai genitori scriveva il diario segreto, gelosamente custodito in un cassetto chiuso a chiave; adesso naviga tranquillo su internet protetto dalla password per entrarci. Gli approcci sono però diversi: il diario presupponeva un atteggiamento introspettivo, di conoscenza intima di sé; navigare su internet è spesso un atto superficiale; all'adolescente non interessa la persona che incontra in rete se non per come appare o per che cosa fa e non gli interessa capire che persona è, se vale la pena esserne amico, anche solo virtualmente.
Esiste un modo per coniugare il bisogno di intimità introspettiva con il profilo su facebook?
Per un giovane appare narcisisticamente più gratificante il numero di contatti raggiunti su facebook piuttosto che la qualità di relazioni create, trascurando però che a ogni contatto non corrisponde un'amicizia reale. Internet favorisce contatti virtuali in assenza di uno spazio fisico e sensoriale condiviso. La comunicazione analogica (non verbale e para-verbale) è ridotta a faccine (smile): il linguaggio corporeo e la prossemica che alludono alla vicinanza e alla distanza emotiva è inesistente. Soprattutto lo studio della prossemica ci aiuta a capire il senso dell'organizzazione dello spazio come modalità di comunicazione inconscia fra le persone. Infatti tutta la comunicazione analogica non è un optional, ma al contrario l'anima stessa della comunicazione. (più dell'80%).


Internet crea una contraddizione enorme offrendo da una parte informazioni da e in tutto il mondo e contemporaneamente generando indifferenza per la realtà circostante. Per mezzo di internet tutto appare a portata di mano, l'attesa è azzerata e con essa però anche il desiderio ad essa legato. Annullare l'attesa implica una banalizzazione di ciò che si ottiene, spingendo il giovane, mai sufficientemente sazio, a orientarsi verso nuove frontiere .
Il rischio consiste nella possibilità di sviluppare una patologia cioè che la realtà virtuale sostituisca quella reale; che internet diventi il luogo privilegiato, se non l'unico, in cui il ragazzo si riconosce e si definisce, soddisfacendo ciò che Eric Berne nel 1970 definiva la fame di stimoli che per i giovani adolescenti è più necessaria del cibo commestibile.


Esiste, definita come patologia, una dipendenza da internet (IAD, Internet Addiction Disorder) Essa deve contemplare almeno 5 delle seguenti caratteristiche non comunque classificabili come disturbo psichiatrico, ma psicologico:
- Bisogno di collegarsi frequentemente per un tempo sempre più lungo per ottenere la stessa soddisfazione.
- Tentativi falliti di controllo del problema (da domani smetto!).
- Si trascurano relazioni e studio.
- Si mente sull'entità del coinvolgimento.
- Irritazione, depressione se si riduce la navigazione.
- Porsi ossessivamente la domanda: Chi sarà in linea adesso? Cosa mi perdo adesso?


La dipendenza subentra nel momento in cui piacere e gratificazione nell'uso (fase di innamoramento della rete) si trasformano in senso di colpa, impotenza e impossibilità di contenere la pulsione a navigare. Questo è un momento molto delicato in cui il giovane vive nella solitudine e ha bisogno di essere aiutato.
I primi segnali di allarme si riscontrano nel cambiamento dell'umore, nell'alterazione della percezione del tempo, eventuali disturbi fisici come il tunnel carpale, dolori al collo e alla schiena. Inoltre si nota una significativa incomunicabilità con i genitori, con cui il giovane non è in reale conflitto (che di per sé implicherebbe un dialogo, quindi da accogliere come positivo), ma egli si mostra indifferente, estraneo. In questa situazione relazionale spetta ai genitori fare il primo passo. Se essi solo contrastano e giudicano negativamente l'atteggiamento del figlio (imponendo solo regole restrittive) o peggio esercitando un controllo di nascosto (spionaggio!) la distanza fra loro diventa abissale. Davanti alla porta di camera sua chiusa da ore è meglio chiedere apertamente cosa stia facendo, senza pretese che la sua risposta sia tranquillizzante. Lui dal canto suo si sente in pieno diritto di agire così. L'unica possibilità è di bussare alla porta senza spiare; magari sarebbe opportuno esprimere le proprie preoccupazioni al riguardo. Da evitare anche di contattarlo sotto mentite spoglie su facebook. La pretesa di com-prendere ad ogni costo tutto di lui implica una forma di possesso (l'etimologia stessa della parola lo indica) che crea diffidenza e timore di perdere quell'autonomia tanto bramata. L'adolescente ricerca in assoluto l'indipendenza e per questo ogni atto che la evochi viene da lui accolto acriticamente e così viceversa ogni giudizio o raccomandazione del genitore viene respinta per partito preso. Se il genitore cerca di imporre il proprio punto di vista è ipotizzabile che il figlio sviluppi una “libertà reattiva contro e non una libertà per” oppure si sottometterà per essere accettato vestendosi di un falso sé (Winnicot) senza aver rispettato e protetto la sua identità.


Per il giovane libertà significa fare ciò che si vuole, senza vincoli né limiti, mentre il limite è “fontale” e implicito in ogni scelta verso la libertà. Non esiste una libertà assoluta ma solo l'atto di liberarsi nel processo di operare scelte (E.Fromm, Psicanalisi dell'amore). L'adolescente è spesso incapace di dire a se stesso: sono libero se scelgo e se scelgo rinuncio a qualcosa e tutto ciò porterà delle conseguenze buone o meno buone per la mia vita!
Ecco appare chiaro adesso che il concetto di libertà si sposa con quello di responsabilità, di presa in carico di sé.


In sintesi il confine fra uso sano o patologico di internet rimane sfumato. Gli esperti sulla prevenzione del disagio giovanile sostengono che tale confine, più o meno lontano dal giovane, dipende da una sinergia di fattori:
- Monitoraggio genitoriale.
- Sana e autentica curiosità del genitore verso ciò che fa il figlio.
- Disponibilità all'ascolto.
- Capacità di condivisione.

La dipendenza da internet è un disagio che si è affacciato sul panorama dei problemi adolescenziali relativamente da pochi anni, destinato purtroppo a crescere con lo sviluppo di nuove tecnologie sempre più sofisticate.
L'esordio si presenta in genere attraverso comportamenti compulsivi che spingono il giovane all'isolamento sociale.
Si potrebbe definire la malattia delle emozioni non elaborate, ma solo agite! (vedi anche la sindrome di alexitimia, che riguarda parte del mondo giovanile).
La prognosi è incerta, perché la cura deve passare da una rivisitazione completa della sfera affettiva non solo dell'adolescente ma anche della sua famiglia, della scuola, della società intera.
I genitori possono essere d'aiuto camminando accanto ai loro figli come presenze solide perché costanti nel rimanere accanto ai loro figli in questa tempesta, e anche però consapevoli che non molto possono fare in prima persona se non dare la loro testimonianza di amore gratuito (nessun contratto, nessuna scadenza, niente da pagare), autentico (non virtuale), rispettoso (aperto all'ascolto, al silenzio e alla distanza che la sofferenza porta con sé).