L’autostima è l’atteggiamento che ogni persona assume verso se stessa e non deve essere confuso con un atteggiamento di superiorità più o meno giustificato. Essa nasce e cresce dal di dentro, dalla fiducia che si è formata nell’infanzia, attraverso il rapporto d’amore con i genitori, le cure ricevute, la sensazione profonda di sentirsi amati e rispettati come persone per ciò che si è.

L’autostima è essenziale per realizzare se stessi in tutti gli ambiti, a partire da quello familiare fino a quello professionale. Una bassa autostima genera invece paure, fobie, diffidenza, tendenza all’isolamento, difficoltà interpersonali oltre che una costante dipendenza dal giudizio altrui.

L’autostima si declina in diversi aspetti:
1) l’aspetto cognitivo ovvero le opinioni che ognuno ha di sé e che riguardano il fisico, l’aspetto affettivo, sociale e l’autorealizzazione in generale.
2) L’aspetto emotivo, cioè cosa si prova emotivamente nei propri confronti, esempio affetto, rabbia, disprezzo.
3) L’aspetto del comportamento, nel senso se ha o non ha rispetto di se stessa, se si cura, se assume un atteggiamento di ascolto di sé e cerca di soddisfare le sue esigenze.

La persona con una buona autostima è consapevole dei propri pregi e anche dei limiti, che accetta serenamente. Ella non teme di sbagliare, sa affrontare gli insuccessi e soprattutto non dipende dal giudizio degli altri. Ha quindi una personalità flessibile, non rigida e chiusa in schemi mentali precostituiti.

Bisogna riconciliarsi con le proprie debolezze, ammettere i propri errori davanti a se stessi e agli altri, assumendosi la responsabilità della propria vita, cessando di dare la colpa agli altri secondo un atteggiamento proiettivo e giudicante.

L’autostima si esprime attraverso:
- L’amore di sé, che dipende dal nutrimento affettivo ricevuto e veicolato nell’infanzia.
- La visione di sé, come capacità interiore che permette di incontrare gli altri e di realizzare i propri desideri, altrimenti si rischia di essere dipendenti dal giudizio e dall’agire altrui.
- La fiducia in sé, all’inizio, se supportata da quanto scritto sopra, accompagna l’individuo naturalmente, ma ha poi bisogno di conferme esterne per consolidarsi e svilupparsi. Il rapporto è circolare: più si ha fiducia in se stessi e maggiormente ci si spinge in situazioni che possono essere gratificanti, il che aumenta, a sua volta, l’autostima dell’individuo. Minore è la fiducia in se stessi, maggiore sarà la chiusura e la diffidenza verso il mondo esterno, più probabili i fallimenti che svilupperanno un senso di bassa autostima. E’ innegabile che, nella società narcisistica in cui si vive, basata su ciò che appare, l’autostima si nutre anche dall’esterno, anche se fondamentali rimangono le relazioni vissute nei primissimi anni di vita che hanno “messo le basi” per la formazione di una sana autostima. Trovare il giusto equilibrio è compito di una vita.
- Dal punto di vista psicoanalitico, l’autostima è definita come un appoggio di natura narcisistica che l’Io riceve dal Super-Io, per cui il soggetto non teme punizioni. L’autostima viene meno nei casi di depressione in cui l’individuo svaluta se stesso ponendo l’accento solo sugli aspetti negativi (esempio classico il bicchiere che sembra sempre mezzo vuoto e non pieno a metà), mentre aumenta negli stati maniacali dove si realizza un’ipertrofia del soggetto. L’autovalutazione alla base dell’autostima può esprimersi come sopravvalutazione, come autosvalutazione o come sottovalutazione per un’errata considerazione di sé che ciascuno può avere in una fase particolare della sua esistenza. Trovare il giusto equilibrio è compito dell’individuo che tende alla maturità psichica.