Ascoltare, accogliere, incontrarsi.

I problemi con i figli adottivi, come con i figli biologici, insorgono in genere durante l'adolescenza del ragazzo/a. E' il periodo in cui il giovane percepisce con drammatica insistenza "un buco nero" riferito alle sue origini di cui  spesso sa molto poco e quel poco genera angoscia. Ciò si accentua se i suoi tratti somatici sono diversi da quelli della famiglia dove vive e che è diventata a tutti gli effetti la sua famiglia affettivamente e anche legalmente.

E' una sfida che viene lanciata a volte inconsapevolmente dal figlio, una provocazione, un bisogno di verificare quanto e come egli sia accolto nella misura in cui mostra gli aspetti distruttivi, scomodi, "di ombra" della sua personalità. Contenere e nello stesso tempo accogliere il figlio non lasciandosi sopraffare dalla paura di perdere il suo amore sono compiti molto impegnativi per un padre  e una madre.

E' spesso una battaglia in cui tutti i membri della famiglia devono scendere in campo contribuendo con il proprio aiuto e in alcune fasi del rapporto accettando l’impotenza di non essere d’aiuto.  Comunicare la propria impotenza davanti ad atteggiamenti aggressivi del ragazzo può essere positivo nella misura che serva a instaurare un dialogo più profondo. Non si tratta di cedere alle sue provocazioni, ma nemmeno di assumere atteggiamenti eccessivamente coercitivi nella fase conflittuale del rapporto; è un interagire sottile che oscilla fra il contenere fermo e deciso e l'accogliere tenero e rassicurante.

Sono necessari coraggio e umiltà insieme. Una figura esterna come quella di uno psicoterapeuta può essere utile a trovare la via più efficace da percorrere.