La danza non è soltanto un’attività fisica, ma anche una pratica attraverso cui ogni persona può attingere alle radici profonde della sua essenza: la danza è un linguaggio espressivo complesso che si realizza attraverso una comunicazione intima di sé, coinvolgendo direttamente il corpo, la parte emotiva della persona, la sua mente.

Non si danza infatti solo con il corpo, ma anche con la mente e in diretto contatto con il proprio mondo emotivo. Per danzare, a qualsiasi livello, è necessario esprimersi attraverso un dialogo costante fra le varie parti di sé, tendendo a creare un’armonia   costante fra il corpo e la mente: ciò che appare all’esterno, attraverso il corpo e ciò che fa parte del nostro mondo interiore. Per danzare è necessario essere in sintonia con la parte più profonda del proprio essere, vincendo quelle rigidità muscolari che spesso dipendono dalla “rigidità” del proprio assetto emotivo. In tutte le epoche della nostra storia umana è presente la danza. Basti pensare ai riti propiziatori e di ringraziamento dei popoli primitivi, alle celebrazioni eucaristiche, alla tradizione greca delle orge dionisiache, ad alcuni importanti riti di passaggio di tribù primitive. La danza ha sempre accompagnato e accompagna tuttora tutto ciò che riguarda il mondo emotivo dell’uomo: dalla gioia alla sofferenza più profonda. Non a caso la danza può svolgere una funzione curativa significativa in presenza di disagi emotivi e stati psichici fragili. Non casualmente esiste la danzaterapia; una pratica che tende a promuovere e rafforzare l’equilibrio dell’area cognitiva, emotiva e psicomotoria della persona; terapia particolarmente adeguata nell’epoca attuale in cui viviamo e in cui ci percepiamo interiormente sempre più scissi dal proprio corpo, corpo che non riesce ad esprimere le sue potenzialità, soprattutto emotive.  Siamo infatti sempre più assuefatti dall’immagine del corpo non più corpo-persona, soggetto vivo, animato, ma un corpo oggetto da esibire come biglietto da visita per apparire al meglio di noi, corpo da sfruttare per prestazioni agonistiche, da correggere con il bisturi se si riscontrano anche minime “imperfezioni”. Già gli studi sull’isteria di Freud (Studi sull’isteria – Breuer e Freud) rimandavano all’esigenza di considerare l’unità fra psiche e soma, entrambe parti inscindibili di ogni persona.

La danza svolge un’importanza significativa nella fase della vita della donna dopo la menopausa, oltre che dal punto di vista fisico anche del suo equilibrio emotivo. Durante la menopausa corpo e psiche sono attraversati da uno sconvolgimento ormonale e fisico che mette a dura prova il benessere psicofisico della donna. Il corpo risente dello squilibrio ormonale di questa complessa fase della vita femminile e soprattutto l’umore ne è pesantemente influenzato. Anche nel periodo del postpartum la donna vive uno stravolgimento psicofisico, ma ella è confortata dalla presenza del neonato che la ripaga pienamente di questo cambiamento, riuscendo così a rispondere positivamente al disagio interiore provocato dallo sconvolgimento ormonale. Dopo la menopausa la condizione emotiva della donna è più debole e può prevalere un senso di perdita. Ella   avverte il bisogno di riprendere contatto con sé stessa e di riacquistare una nuova armonia, non rimanendo fissata a un’immagine interiore ed estetica legata al passato, ma riuscendo a guardare con fiducia e sana curiosità a ciò che di nuovo può sperimentare. Il crescente ricorso alla chirurgia estetica, soprattutto dopo i cinquanta anni (ma attualmente anche molto prima), ci mostra come sia inquietante per la donna, non raramente anche per l’uomo, accettare il cambiamento, il passaggio da una fase fertile della vita, ad una fase in cui si registra nella donna un calo degli estrogeni che condiziona il cambiamento del suo corpo e in cui ella teme di perdere il suo fascino e il suo potere seduttivo. A tutt’oggi il potere della donna è ancora purtroppo in larga misura seduttivo e il timore di non esercitarlo più a lungo la spinge a correggere con severità e accanimento il suo corpo, negandosi il diritto ad accogliere il cambiamento naturale che il flusso della vita impone a ognuno. Si corre il rischio di passare da due estremi entrambi negativi; accanirsi sul corpo per minimizzare i segni del tempo oppure “vecchieggiare” lasciandosi andare cercando nutrimento affettivo nel cibo, nell’alcol o semplicemente attaccandosi morbosamente ai figli e ai nipoti, cercando di vivere non più la propria vita, ma la loro. Questo articolo cerca di sottolineare che fra le due estremità c’è un mondo stupendo da scoprire. Prima di analizzare i benefici che la danza può apportare al proprio benessere psicofisico vediamo più in dettaglio i motivi del disagio che la donna vive in questo periodo e che la inducono a vivere in modo irrequieto e contradditorio la sua età.  Dopo la menopausa e con l’avanzare dell’età come cambia il corpo della donna a causa dello squilibrio ormonale dovuto alla cessazione di produzione, da parte delle ovaie, degli estrogeni?  Si osserva un deterioramento della tonicità dei tessuti, un decremento della densità ossea con il rischio di osteoporosi. Si avverte un irrigidimento muscolare con il conseguente cambiamento della postura (ella tende a incurvare le spalle in avanti, a rilassare la fascia muscolare addominale), soprattutto si osserva un gonfiore addominale: il giro vita tende a diventare informe e la figura tende ad assumere un aspetto ovoidale che, dal punto di vista estetico, rischia di compromettere pesantemente l’immagine corporea nel suo insieme.

La danza può contrastare la tendenza a vivere negativamente questa fase della vita della donna, in cui si tende a cogliere solo i disagi e non le possibilità di arricchire la relazione con sé stessa e con gli altri. La danza favorisce la capacità di attenzione e anche la creatività nel caso in cui ci si alleni alla creazione di semplici coreografie. Si danza ascoltando la musica e cercando di seguirne il ritmo: ciò implica la necessità di lasciarsi andare, nel corpo e nella mente, al ritmo e alla melodia e ciò incrementa la capacità di concentrazione con un benefico effetto sulle sinapsi neuronali, favorendo un rallentamento dell’invecchiamento cerebrale. I benefici si estendono anche a livello cognitivo. Per quanto riguarda la memoria la danza, come altre attività aerobiche, contrasta la perdita di volume dell’ippocampo, la parte del cervello che controlla la memoria.  Essendo la danza un’esperienza multisensoriale l’apprendimento delle sequenze dei passi aumenta l’attenzione e la capacità di concentrazione risultando un valido aiuto a prevenire e rallentare malattie degenerative come il Parkinson. Infatti è un valido metodo per recuperare automatismi motori perduti a causa dell’invecchiamento o di malattie neurologiche. A livello fisico i benefici sono evidenti perché la danza fa assumere consapevolezza delle diverse parti del corpo, della loro interdipendenza e sinergia e delle relative rigidità muscolari. Il corpo inoltre si muove nello spazio favorendo il controllo dell’equilibrio statico della persona. Infine questa attività lavora sull’apparato cardiovascolare e polmonare. La danza infatti migliora il sistema cardiovascolare, riducendo la frequenza cardiaca, la pressione, i grassi nel sangue, aumenta anche la capacità respiratoria, favorendo una maggiore ossigenazione dei tessuti.  Significativo durante l’attività fisica è il ruolo delle encefaline, neurotrasmettitori della famiglia delle endorfine che, in circolo durante il movimento, agiscono positivamente sull’umore: serotonina e dopamina fungono da eccellenti “antidepressivi” naturali che il nostro corpo in movimento sprigiona.

Quindi perché la danza piuttosto che altre attività? Perché essa diverte (impensabile osservare una persona mentre danza che non sorrida) e perché, come sopra descritto, è un’esperienza multisensoriale (coinvolge l’udito, nell’ascolto attivo della musica, la vista, nell’osservare allo specchio l’immagine del proprio corpo in movimento, del tatto, se viene svolta in coppia o in gruppo), combatte ogni tipo di rigidità muscolare migliorando la rappresentazione soggettiva di sé, dialogando con l’immagine inconscia del proprio corpo,  rimandando alla relazione affettiva nata nel rapporto con la madre da cui, a partire già dai primi istanti di vita, costruisce l’immagine inconscia di sé (F. Dolto, L’immagine inconscia del corpo).

 La danza è una  possibile rivisitazione emotiva del proprio esistere, una forma di psicoterapia naturale e spontanea.  

 

“…il corpo è l’espressione dello spirito ed è chiamato, nel mistero stesso della creazione, ad esistere nella comunione delle persone “ad immagine di Dio”.

(Uomo e donna lo creò, Giovanni Paolo II, p. 142)