Per affrontare ogni tipo problema, complesso o semplice che sia, è necessario avere la capacità di comprenderlo. Per quanto riguarda l'insorgere dell'ansia è essenziale capirne i meccanismi, il funzionamento e l'accezione positiva che essa esprime al di sotto di una certa soglia di tollerabilità.

Il sintomo è generato dalla persona stessa e possiede in sé un potenziale espressivo che deve essere accolto e interpretato adeguatamente.
La sinergia di 5 fattori contribuisce alla piena consapevolezza di ciò che crea il sintomo e la sofferenza che accompagna il disagio stesso:
- stato d'animo,
- pensiero,
- comportamento,
- reazione fisica(somatica)
- ambiente.

Ognuno di questi aspetti è in stretta connessione con gli altri, per cui anche un lieve miglioramento in una di queste aree comporta un cambiamento in questo caso positivo nelle altre. Vale ovviamente anche l'opposto. Il miglioramento si presenta più consistente e duraturo se si agisce sul pensiero. Se per esempio il mio pensiero si fissa sul timore di aver contratto un virus ecco che il mio stato d'animo diventerà più cupo, il comportamento schivo e in atteggiamento estremamente difensivo; probabilmente avvertirò anche un' improvvisa accelerazione del battito cardiaco o un altro sintomo. Nella misura in cui il pensiero diventerà più cupo o deprimente tanto più lo stato d'animo si rivelerà intenso. Lo stesso meccanismo si crea con i pensieri automatici nei confronti del comportamento. Nel caso in cui questi pensieri siano devastanti e negativi il comportamento si adeguerà a quel pensiero e diventerà evitante se non addirittura aggressivo. Il pensiero oltre che da quelli definiti automatici (così definiti perché vengono alla mente in modo automatico, senza alcun filtro o riflessione: “non vado a quella festa perché nessuno sarà gentile con me”) può essere condizionato dalle convinzioni profonde. Esse sono ben radicate spesso fin dall'infanzia nelle esperienze che la persona ha vissuto e sono difficilmente riconoscibili come tali, ma ritenute vere e assodate (Non sono all'altezza di superare un problema, sono troppo debole, meglio non fidarsi degli estranei...).


Il pensiero riesce a condizionare anche una possibile reazione fisica in quanto è probabile che se io penso per esempio che stasera verranno i ladri, in quanto sono passati dal vicino di casa ieri, è facile che io possa avvertire tachicardia, o addirittura che mi trenino le gambe al solo pensiero.


Come fare per affrontare la situazione?
Inutile e anzi deleterio sarebbe minimizzare il problema o addirittura negarlo sforzandosi di pensare positivo. Piuttosto risulta utile ed efficace rivisitare il problema in tutta la sua complessità e prendere in considerazione i vari punti di vista sulla questione.
In genere si riesce ad affrontare e vincere l'ansia quando l'elaborazione e la trasformazione di un pensiero si accompagna a delle modificazioni del comportamento, e quando quindi si cessa di evitare le situazioni a rischio.
Bisogna individuare i pensieri automatici “disturbanti” perché nevrotici, contestualizzarli e bloccarli, non lasciando loro lo spazio per invadere la nostra mente. Una volta riconosciuti e bloccati potremo lasciar esprimere pensieri alternativi. La consapevolezza è quindi il primo passo verso una trasformazione del proprio pensiero. L'interpretazione che diamo ad un pensiero determina anche lo stato d'animo che ad essa si associa. Per fornire un'interpretazione sana e assertiva bisogna riconoscere i pensieri automatici e capire il motivo per cui insorgono e affollano la mente. Essi sono frequenti e comuni nella maggior parte delle persone, ma la differenza fra una persona che sta fondamentalmente bene e in equilibrio e un'altra che è ansiosa sta nel fatto che la prima riesce in brevissimo tempo a riconoscere il pensiero negativo e a non lasciargli spazio; nel secondo caso il soggetto viene letteralmente invaso da pensieri negativi che gli impediscono di avere uno sguardo lucido e obiettivo su ciò che sta vivendo.