La maggior parte dei sintomi da stress si manifestano sotto la peculiare forma di problemi fisici, anche se essi sono in realtà in gran parte condizionati dall‘assetto psicologico ed emotivo del soggetto.

Fra i problemi fisici più comuni si riscontrano l’asma, l’insonnia, la tensione muscolare, le palpitazioni, il colon irritabile, il mal di testa, gli attacchi di panico, i disturbi gastrointestinali, i disturbi alimentari, vari disturbi cutanei, l’eccessiva stanchezza, come pure, in alcuni casi, la pressione alta. L’insorgere dei sintomi da stress e la capacità di gestirli da un punto di vista psicologico dipendono in larga misura sia dalla consapevolezza dei fattori, degli eventi, delle situazioni che hanno contribuito a scatenarli, che anche dall’utilizzo di alcuni specifici strumenti e dall’applicazione delle relative tecniche adeguate al caso specifico. Bisogna in primo luogo precisare che la maggior parte dei sintomi che causano stress non hanno solo una valenza negativa, ma anche positiva.

La nascita di un figlio, il matrimonio, il semplice trasloco in un appartamento (anche più grande e più confortevole), la laurea etc, sono tutti avvenimenti oggettivamente gratificanti, quindi positivi, che comunque, proprio per la carica emotiva che generano, possono causare sintomi da stress a volte molto fastidiosi, se non addirittura invalidanti. Vedi per esempio l’herpes labiale che spunta sopra le labbra esattamente il giorno precedente ad un evento importante, atteso da tempo dal soggetto in questione. Bisogna sottolineare che le preoccupazioni generanti uno stress lieve e ben controllabile emotivamente possono talvolta essere anche funzionali al raggiungimento di un obiettivo da raggiungere e per questo da considerarsi positive. Per esempio la tensione per la preparazione ad un esame può spingere l’individuo a studiare con maggiore attenzione e favorire in tal modo le sue possibilità di successo. Ma, oltre a quelli sopra elencati, possono insorgere sintomi da stress generati da avvenimenti negativi come il fallimento lavorativo, la morte di un parente caro, il licenziamento, un lutto, una separazione non desiderata. Ovviamente mentre i sintomi da stress “positivi” sono circoscritti ad uno specifico evento, quelli negativi tendono a perdurare nel tempo procurando sofferenza, senso di prostrazione e gradualmente anche un significativo abbassamento dell’autostima.  Lo stress attacca il corpo nei punti più vulnerabili del soggetto: non a caso quindi, ma esattamente nel punto più debole di quel soggetto.   

Per esempio il sistema digestivo di alcune persone può essere particolarmente delicato e facilmente si possono formare ulcere o sintomi da colon irritabile. Se il metabolismo è lento e si tende a mangiare troppo si può essere spinti inconsapevolmente ad assumere una quantità eccessiva di cibo, con la conseguenza di ingrassare velocemente, proprio nel momento in cui incalza lo stress. Se invece il punto debole della persona è la pelle delicata è più facile soffrire di sfoghi cutanei o sviluppare un eczema, l’acne, soprattutto in età adolescenziale. E’ come se lo stress “si divertisse” a stanare le vulnerabilità del soggetto e si sviluppasse su di esse, soprattutto nella misura in cui il soggetto ne ha timore, cercando in ogni modo di scotomizzare, negare, rimuovere ciò che egli sta vivendo emotivamente. Questo può frequentemente accadere nei casi di preoccupazioni distruttive e improduttive che riguardano il futuro del soggetto. Sono preoccupazioni pervase di minacce e paure, incrementate dal timore di perdere il controllo della sua vita e delle sue azioni: egli entra in un circolo vizioso che lo spinge a focalizzarsi esclusivamente sugli aspetti negativi di ogni situazione vissuta in quel momento. Si instaura una specie di black out che impedisce al soggetto di accedere a un pensiero ragionevole e razionale. Tale processo è facilmente individuabile perché spesso esso è introdotto da 1 o 2 congiunzioni avversative come SE e MA che, nel peggiore dei casi, danno il via a un pensiero altamente distruttivo, definito come catastrofico se non a volte paralizzante, essendo queste preoccupazioni irrealistiche e comunque esagerate rispetto all’attimo reale vissuto.

In alcuni casi si può anche facilmente instaurare un processo circolare negativo per cui alcune cattive abitudini possono dar luogo (soprattutto nei periodi di fragilità emotiva che hanno favorito tali comportamenti) a sintomi da stress negativi: abuso di alcol o di droghe, fumo eccessivo, vita sedentaria.

 I sintomi da stress possono essere contenuti e ben arginati grazie ad alcune tecniche di rilassamento psicofisico, come per esempio i semplici esercizi di respirazione diaframmatica, il training autogeno, lo yoga, il biofeedback, l’ipnosi.

 Attraverso questi strumenti è possibile giungere alla focalizzazione dell’attenzione tralasciando i pensieri automatici che impedirebbero al soggetto la necessaria concentrazione emotiva e la piena disponibilità all’ascolto del proprio corpo e dell’altro. In presenza del sintomo da stress, (ma anche molto più auspicabile sarebbe che ciò avvenisse in fase prodromica) è utile che il soggetto si costruisca una specie di schema mentale tutto suo, grazie al quale egli possa elaborare il proprio vissuto emotivo di quel momento. (Nel caso in cui questo compito risulti troppo complicato sarebbe altamente consigliabile abbozzare una scheda operativa scritta della situazione vissuta nel suo complesso).

La scheda, sintetica e funzionale all’obiettivo sopra descritto, si compone in genere di cinque parti:

  • SITUAZIONE: descrizione del pensiero “disturbante” che ha permesso al sintomo di emergere. A volte può essere rappresentato da un ricordo associato ad esperienze o emozioni spiacevoli, a volte da un’immagine, da un suono, un odore particolare o solo da un colore che possono evocare una particolare emozione.
  • EMOZIONE: è necessario definire (meglio per scritto e sinteticamente) il pensiero automatico stesso e valutare in percentuale (per esempio da 0 a 100) in che misura il grado di convinzione profonda di tale pensiero corrisponda alla realtà.
  • PENSIERO AUTOMATICO: è utile chiedersi se, per il soggetto, esista un punto di vista alternativo che potrebbe almeno parzialmente modificare quello schema. Se la risposta è affermativa si procede chiedendosi quale esso possa essere. Bisogna, anche in questo caso, valutarne il grado di convinzione.
  • INTERPRETAZIONI ALTERNATIVE. A questo punto si deve riformulare il pensiero automatico, però alla luce della nuova elaborazione del disagio e rivalutando realisticamente l’iniziale convinzione che ha fatto scaturire il pensiero disfunzionale.
  • In questa fase è auspicabile riuscire a intravedere una visione generale della dinamica vissuta, soprattutto descrivendo il tipo di emozione emersa e rivalutando l’intensità dell’emozione stessa (sempre da 0 a 100). A tal punto è possibile giungere ad una riformulazione completa del vissuto emotivo del soggetto in esame.

Nella maggior parte dei casi di stress, ansia generalizzata, fobia sociale invito i miei pazienti ad applicare questo schema sopra descritto: con una buona dose di pazienza e una discreta tenacia nello scrivere, ogni volta, una traccia sintetica dello schema sopra indicato  si possono ottenere risultati positivi e apprezzabili, in quanto il soggetto riesce nella maggior parte dei casi a sentirsi protagonista nella ricerca del suo equilibrio emotivo, capace cioè di riuscire in primo luogo a convivere, successivamente a mettersi in dialogo con il suo mondo emotivo, cessando di averne paura e finalmente essere in grado di gestire le sue dinamiche distruttive e senza essere da esse governato. Non una volta per tutte, ma acquistando la necessaria fiducia per fronteggiare le sue fragilità con una flessibile apertura e la sana curiosità di capire che cosa disturba la sua vita. Un promettente esordio a tal proposito potrebbe alludere a un ironico dialogo con la propria parte patologica (riconoscendola quindi come “propria”) che fa breccia nei pensieri del paziente per comunicare qualcosa di significativo per la sua vita e non per ferirlo …

Se egli riuscisse a esprimere in modo bonariamente ironico:

 “Che cosa mi vuoi dire adesso, scocciatore?”…ecco egli avrebbe percorso buona parte del suo viaggio verso l’equilibrio e il benessere emotivo!